Page 26 - Il Processo
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-1000 alunni delle scuole secondarie e 4400 delle elementari; 279 presidi e professori di scuola media, oltre 100 maestri elementari; 96 professori e 133 assistenti universitari, oltre 200 liberi docenti
E sul lavoro:
-circa 400 dipendenti pubblici, 500 dipendenti privati, 150 uf ciali, compresi generali e ammiragli, e 2500 professionisti persero il loro posto di lavoro; altrettante famiglie si trovarono dall’oggi al domani sul lastrico.
Non fu certo piccola cosa ma lesione permanente della base della vita personale e famigliare. Famiglie in dif coltà, dispersione, emigrazione, perdita di relazioni sociali, i problemi di dare un’educazione ai propri  gli (cui cercarono di supplire le Comunità ebraiche istituendo in pochi giorni proprie scuole dove vennero chiamati a insegnare gli insegnanti espulsi dalle scuole pubbliche, inclusi parecchi professori universitari), la perdita della considerazione e della dignità. Ricordiamo il suicidio dell’editore Formiggini che si buttò nel vuoto dalla Torre della Ghirlandina di Modena il 29 novembre 1938.
Ricordiamo anche i danni economici, l’intacco dei risparmi, l’obbligo di vendere proprietà e aziende sviluppate con sacri ci, le vendite più o meno forzate con gli acquirenti pronti ad appro ttare della situazione. Non tanti anni fa, la “Commissione Anselmi”, istituita dal Governo per ricostruire e analizzare  nalmente le spoliazioni dei beni degli ebrei durante e a causa delle persecuzioni, nella sua Relazione conclusiva del 2001 ha dato un quadro crudo delle piccole e grandi angherie, delle dif coltà di proteggersi, e di quanto illusori sono stati le restituzioni e i risarcimenti post-bellici.
E tutto intorno: la propaganda d’odio diffusa dai giornali e dalla radio (ricordiamo l’ignobile discorso di Mussolini a Trieste il 18 settembre 1938 davanti ad una folla acclamante, gli sgambetti dei concorrenti, i pro ttatori, e il silenzio dei vicini, di amici che spesso non si dimostrarono tali.
Ma con l’esempio che veniva dall’altro, dal Re che ancora aveva pieno credito nella popolazione, c’è da stupirsi più di tanto di quello che il prof. Sabbatucci, allievo di Renzo de Felice, ha chiamato in un recente articolo sulla Stampa di Torino del 4 gennaio di quest’anno “il silenzio dei conniventi”, la piaggeria, la paura, l’indifferenza? Cosa aspettarsi dalla gente comune, se l’intellighenzia si allineava al regime?
Come ha scritto lo storico Giovanni Sabbatucci sulla Stampa del 4 gennaio 2018, Leggi razziali: il silenzio dei conniventi, con parole crude ma veritiere; “Diciamoci la verità: quella degli italiani nel tempo della discriminazione razziale fu – sempre fatte le dovute eccezioni – una storia di meschinità, di egoismi, di tradimenti: nel migliore dei casi, di super cialità e di sottovalutazioni”.
Come egli stesso ricorda, ci sarebbe voluto la spietatezza della caccia all’ebreo dopo l’8 settembre 1943 da parte dei nazisti aiutati dalle forze della repubblica di Salò, nel disastro della patria teatro di battaglie tra opposti schieramenti, a svegliare le coscienze dei molti e a stimolare la solidarietà con i ricercati. Non certo grazie allo Stato, ma piuttosto contro lo Stato. Come documentato nel recente libro della studiosa Liliana Picciotto “Salvarsi”, ciò avvenne per spontaneo moto d’animo di fraternità di tanti italiani di ogni ceto sociale, che così riscattarono, per quanto possibile, l’onore del Paese che Lei per primo aveva infangato.
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