Page 42 - Il Processo
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certamente utilizzato come pretesto per spazzare via la Corona, la Monarchia uni cante, la storia del Paese.
I tempi erano maturi, il pretesto sarebbe stato colto subito, con particolare danno (o con particolare virulenza “contro”) coloro che erano stati occasione del pretesto: gli ebrei. Ciò sarebbe avvenuto agli albori di una guerra mondiale con un gravissimo pregiudizio per la forza del Paese.
In questo con itto su quali forze poteva contare la Corona? Si è vero: una parte dell’e- sercito certamente non solo era fedele al Re, ma ne condivideva anche il sentimento nei confronti degli ebrei. Ma era una parte. Il potere di Mussolini sulla popolazione era in quel momento al massimo del ventennio. Lo scontro -colpo di Stato- prima ancora che ìmpari, sarebbe stato comunque catastro co e sanguinoso.
In tale condizione mi sono rappresentato con certezza il soccorso che Hitler e le sue truppe al Brennero avrebbero immediatamente portato a Mussolini contro la Corona realizzando quel predominio che la Germania già dalla prima guerra mondiale voleva affermare sull’I- talia.
Cosa sarebbe accaduto, quindi, se non l’occupazione delle truppe germaniche in supporto a Mussolini ed alle forze fasciste? Io mi sono rappresentato ciò, e ho creduto che fosse cosa migliore tra i due mali assecondare la limitazione dei diritti degli Ebrei voluta da Mussolini, cercare di contenerla con un’attività nel corso dell’iter formativo dei decreti, fare in modo che potesse essere contemperata da provvedimenti immediatamente susseguenti - per esempio per quanto riguarda il diritto allo studio con una legge successiva si è garantito il suo esperimento anche per i cittadini Ebrei.
Ho scelto da solo, ma so bene come nel Paese chiunque era portatore dei miei stessi senti- menti, abbia fatto lo stesso ragionamento e abbia riconosciuto nel quadro politico italiano del 1938, con un Mussolini all’apice del suo potere con l’alleato tedesco che con un blitz ha appena annesso l’Austria a noi con nante, una condizione che rendeva impensabile il con itto interno al Paese. Vero, potevo abdicare, ma lungi dal scegliere mio  glio Umberto (che condivideva i miei sentimenti circa gli Ebrei e la cui consorte non aveva perso occasio- ne di rappresentare la propria contrarietà al Fascismo) al massimo il Gran Consiglio avrebbe dato il consenso ad una successione non ereditaria e a favore di qualcuno che avrebbe certamente agito come subordinato di Mussolini.
Ascoltate i testimoni d’allora. Sergio Romano: “I successi internazionali dell’Italia avevano risvegliato gli ardori rivoluzionari della parte più ideologica, militante e repubblicana del regime fascista. Si erano alzate le voci che chiedevano al capo di rompere gli indugi ed affrancare il regime dai molti compromessi che Mussolini aveva concluso negli anni prece- denti con la Monarchia, con la Chiesa, con gli imprenditori. Le Leggi raziali non furono un episodio isolato. Appartengono ad una rivoluzione culturale con cui il regime intendeva creare  nalmente l’uomo fascista, cugino e concorrente dell’homo sovieticus che Stalin si proponeva di realizzare in Russia. ...Vittorio Emanuele  rmò le leggi raziali perché un ri uto avrebbe umiliato Mussolini, messo in discussione l’autorità del Capo del Governo, offerto al fascismo radicale l’occasione per chiedere al Duce una nuova e decisiva prova di forza” (6/7/2010 Corriere della Sera)
Ascoltate quest’altra testimonianza: “Al re non sarebbero rimaste che altre due alternative: o tentare un colpo di Stato per mettere alla porta Mussolini e il fascismo, o abdicare. Il colpo di Stato sarebbe stato un fallimento perché in quel momento Mussolini aveva in mano tutte
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